Due autobomba sono esplose questa mattina davanti ad un ufficio delle Nazioni Unite a Mogadiscio, uccidendo almeno 13 persone. Lo ha riferito un funzionario della polizia somala, Mohamed Hussein, ripreso dalla Bbc. La stessa emittente ha poi chiarito che la zona interessata è quella dell'aeroporto dove si trova anche la sede dei peacekeeper dell'Unione Africana per la missione Amisom.
Stando a quanto riferito da alcuni media somali una delle autobomba è stata azionata da un kamikaze. La seconda, invece, è stata fatta esplodere lungo il muro che delimita lo scalo. Tra le vittime si contano inoltre alcuni agenti di sicurezza di guardia a un checkpoint.
"I nostri mujahedeen hanno colpito Halane che è la base delle truppe straniere che occupano il nostro Paese musulmano. Ne abbiamo uccise a decine", ha detto ad al Jazeera un portavoce degli Shebab, Abdulaziz Abu Muscab.
Nel corso dell'ultimo anno sebbene gli Shabaab siano stati costretti alla ritirata dalle principali città somale, grazie all'offensiva guidata dalle forze dell'Ua, non si fermano le loro azioni di guerriglia. Il duplice attentato odierno è infatti solo l'ultimo di una lunga serie di azioni condotte dai fondamentalisti somali. Lo scorso 25 giugno i miliziani fecero una strage in un hotel nel centro di Mogadiscio con un bilancio di almeno 15 morti e 25 feriti. I miliziani si asserragliarono nell'edificio e presero in ostaggio un numero imprecisato di ospiti, fino all'intervento della polizia che dopo una furiosa battaglia mise fineall'assedio.